
I Nomotion hanno rappresentato il momento di definitivo inquadramento del roster e della proposta artistica per l’intero progetto editoriale.
Il fortunato incontro tra la nostra realtà e la band è stato spinto su entrambi i fronti da Steve dei Black Corrida, che conosceva entrambi e vedeva con lungimiranza la possibilità di sviluppo reciproco.
La band originaria di Corno di Rosazzo, è magistralmente capitanata dal frontman Jonny Bergman, navigatissimo artista con esperienze pregresse in moltissime formazioni e ben inserito nella scena artistica italiana relativa al generi trattati da Mold.
Fin da subito, nonostante le difficoltà di avere i membri della band sparsi in vari luoghi d’Italia e il frontman a Brighton UK, Mold stessa si è resa conto della spaventosa capacità produttiva del gruppo.
La band già con all’attivo già quattro album al momento dell’incontro con Mold, mantiene un regime di produttività elevato, con indicativamente un album o ep l’anno e numerosi singoli che riescono a fare da ponte tra le uscite per mantenere una costanza editoriale formidabile.
Le sonorità potenti ma mai estreme, spesso condite da incredibile eleganza e raffinatezza sonoro e dalla forte e profonda voce del frontman, rendono il progetto difficilmente inquadrabile in un genere specifico.
Gli inquadramenti molto spesso risultano un limite per definire un’intera discografia, pertanto il modo migliore per riuscire ad accostarsi alla loro produzione è quella di situarli a metà tra un Soft Gothic Rock, un pò di Southern ma privo di ogni solarità americana, un po’ di Stoner ma quello primitivo, non ancora influenzato dal metal. Presi questi ingredienti ed inseriti post punk, dark wave, country e neofolk Q.B. siamo forse vicini ad aver dato una pseudo idea non esaustiva dell’immaginario in cui si muove la band.
Dei dischi pre mold ovvero “The Little Death” 2018, “Ritual Murders” 2018, “Song Best Served Cold” 2018 e “Funeral Parade Of Lovers” 2019, si può dire che era presente una maggiore carica esplosiva, quella potenza da sala prove che è subito tangibile e che come una miccia corre per tutto il disco senza spegnersi mai. Delle produzioni più recenti e targate Mold, come i singoli “Elizabeth” 2020 e l’iconica “Something Out There” 2021 eseguita in featuring con Rob Coffinshaker, frontman degli Underground Fire, si nota una crescita del progetto non dal punto di vista musicale, il quale era già altissimo anche nei dischi precedenti. Ciò che sembra essere cresciuto è proprio l’animo stesso della band, con un immaginario parzialmente ingentilito ma anche più malinconico e composto. L’ep “Abide” uscito per Mold nel 2021 ha segnato probabilmente un nuovo massimo per la produzione discografica della band. Registrato durante la pandemia, con tutte le difficoltà del caso e con la necessità di produrre i vari masters a distanza, non inficia per nulla la resa sonora, ma si manifesta potentemente nell’anima del disco stesso, in cui una maturità auto riflessiva racconta senza volerlo tutta la pesantezza e tristezza di questo periodo.
“Out Of The Blue” che è il capolavoro di Abide, trascina l’ascoltatore in una seduta psicanalitica di fortissimo effetto. Ascoltare Abide per intero significa morire, purificarsi e rinascere guardando il mondo da un nuovo punto di vista, critico ma consapevole.
A fine 2021 è uscito il singolo “Last Time” in featuring con gli amici Sun’s Spectrum, da cui emerge una fortissima fusione di intenti e di possibilità artistiche tra la band elettronica e il frontman Jonny Bergman, che preannuncia grandi sviluppi per i prossimi anni.